Per non dimenticare Daniele Bonante
Ogni giorno ci destiamo e ad attenderci sulle pagine dei
quotidiani cartacei e online c’è la notizia di una dipartita. Si rischia di
incorrere nell’assuefazione, un rischio scongiurato dalla caducità della vita
umana che può colpire chiunque. Infatti giunge il mattino in cui scopriamo che
l’individuo che ha perso la vita lo conoscevamo e il nostro cuore palpita di
dolore. Un giorno salutiamo il nostro bambino, ormai adulto, che si accinge ad
andare al lavoro e poche ore dopo ci informano che non lo rivedremo mai più
perché un incidente fatale ce lo ha portato via e da genitori ne restiamo
devastati. È questo ciò che è accaduto alla famiglia di Daniele Bonante, il
ragazzo di 21 anni venuto a mancare a causa di un fatale incidente stradale
mentre si recava sul posto di lavoro.
Questa giovane vita stroncata io la conoscevo. Dov’è adesso
Daniele? In un posto migliore? Sono questi i casi in cui la fede può placare le
nostre sofferenze. Anche se subito dopo ci interroghiamo sul senso delle cose e
sull’esistenza di una giustizia divina.
Per trovare un senso di pace interiore io provo a rifugiarmi
sul viale dei ricordi. Ripenso ad un paio di anni fa quando mi ero aggregata
alla famiglia di Daniele per una gita fuori porta. Il suo era un quadretto
familiare meraviglioso, capace di godere delle piccole gioie della vita. Lui
era un ragazzo come pochi che portava il massimo rispetto verso i suoi genitori
ed aveva un buon rapporto con il fratello minore. Solare ed aperto al dialogo,
amava le partite di calcio, la pizza e si mostrava sempre collaborativo con i
parenti.
Quante volte il lavoro si trasforma in anticamera della
morte! Lui non tornava da una nottata brava trascorsa in discoteca, ma andava a
svolgere il proprio dovere per costruirsi un futuro in completa autonomia senza
vivere alle spalle dei genitori. In un attimo è tutto finito per un ragazzo dai
buoni propositi e dagli onesti valori.
Perché non diventi un’abitudine, se c’è anche una vaga
possibilità di rendere più sicure le strade che percorriamo quotidianamente,
attuiamola.
Come si fa a dare conforto ai suoi genitori, a suo fratello?
Sono inconsolabili.
Forse possiamo cercare di dare un volto ai cari estinti
affinché il loro ricordo non svanisca e permanga anche nell’animo di chi gli
era completamente estraneo.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 19 maggio 2014, p. 12.
26 agosto 2015
RispondiEliminaTanti auguri di buon compleanno, caro Daniele Bonante. Non lo festeggi con noi, ma la tua essenza sarà sempre intorno a noi. Perchè ci hai donato tanto. Perchè ci hai resi fieri. Perchè ci hai rallegrati. La tua luminosità caratteriale rischiarava ogni dubbio, ogni perplessità. Tutti dovremmo cercare di essere tuoi umili emuli.
Passeranno gli anni e solo ad udire il tuo nome o a ricordarti in un gesto i nostri sguardi si rattristeranno. Un'ingiustizia della vita ti ha portato via dai tuoi più cari affetti. Un'istante ha spento una luce. Non è rimasto che un bagliore.
Per non dimenticare