Il maremoto di
Sumatra causa lo spostamento dell’asse terrestre di 7 cm (26 dicembre 2004). Il
maltempo ha flagellato la Liguria (1 anno fa). Tromba d’aria investe l’Ilva (in
questi giorni). Bombe d’acqua, pioggia battente, nubifragi di straordinarie
proporzioni, disagi inevitabili, numerosi millimetri di acqua ne richiamano
altri, persistenza di precipitazioni diffuse, rovesci o temporali di forte
intensità, il fango acuisce il disastro.
L’allerta
meteo non cessa. L’alluvione travolge ogni cosa e lascia dietro di sé giornate
di lutto.
I fiumi esondano
e molte altre regioni d’Italia non sono indenni.
I corsi
d’acqua, manifestazione della natura per antonomasia, fuoriescono dagli argini
investendo le opere dell’uomo nonché l’uomo stesso.
È colpa della
natura? Non poniamola sempre sul banco degli accusati perché sarebbe l’unica a
non aver mai agito in maniera subdola. Dovremmo invece interrogarci intorno
alla liceità delle opere dell’uomo poiché tra i fattori che concorrono alla
modificazione del territorio non va dimenticato l’intervento umano:
disboscamenti, deviazioni di corsi d’acqua, costruzione di dighe, bonifiche di
zone paludose. Sono trasformazioni artificiali del paesaggio. Col passare del
tempo questi interventi provocano fenomeni apparentemente naturali come frane
ed alluvioni, ma che in realtà affondano le radici in un precedente intervento
umano sull’ambiente.
Ricordiamo che
la distruzione dei boschi in montagna porta alla formazione di frane perché la
mancanza di alberi causa un indebolimento del terreno. Le radici delle piante
trattengono il terreno tra le loro ramificazioni rendendolo stabile. Anche le
foglie degli alberi rivestono un ruolo non indifferente: intercettano le gocce
di pioggia lasciandole cadere più lentamente sul terreno, facilitandone
l’assorbimento. Ma questi sono solo cenni di geografia del territorio. Roba da
infanti. Peccato però che il capriccio speculativo dell’uomo valga più della
sua vita e del territorio che lo ospita.
Dopo l’ultima
alluvione è stato asserito che vi erano tutti i permessi per proseguire nella
costruzione di dighe, palazzi, o per deviare corsi d’acqua. Ma quei permessi
erano meramente acquistati oppure fondati su un meticoloso monitoraggio della
fisionomia e della geologia dell’ambiente?
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 1 dicembre 2012, p. 28.
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