Arpa
e Legambiente si contendono la verità
Apostrofata come spiaggia
degli snob, persone rozze, si staglia sul lungomare del capoluogo l’orgoglio
barese. È l’ammirevole sforzo del Comune di conferire accoglienza al litorale.
Dotata di ampio parcheggio custodito e divisa in parti con sabbia, ciottoli e
pontili, è munita di un bar ubicato nello spiazzo antistante l’ingresso
principale con fontane per abbeverarsi e altre per eliminare la sabbia in
eccesso. Ospita docce, porzioni di terreno con erba e alberi che generano
un’ombra naturale, giostre e un campo di calcetto. Il suo nome di battesimo è
più che eloquente. Altre denominazioni avrebbero potuto richiamare i cibi della
povertà: legumi = carne dei poveri o carrube = cioccolato dei poveri, ma solo
il binomio pane e pomodoro evoca l’idea di un pasto salutare oltre che
economico.
Chi vi trascorre una
giornata, testimonierà aspetti positivi come la delicata brezza che carezza il
viso bandendo il senso di caldo soffocante. Granchi, pesci e polpi appaiono in
salute. Nell’acqua, talmente limpida, si scorgono i rivoli. Tutto questo
collide con le componenti negative di tipo socio-ambientale. A insabbiare
l’onore della spiaggia sono le celebri maxi risse cagionate da banali dispute
tra infanti. La spada di Damocle che pende sulla testa dei baresi riguarda la
qualità dell’acqua. Il maltempo costringe a collocare le transenne, segno del
divieto di balneazione per problemi alla griglia di scarico del depuratore.
Con
la loro rimozione i dubbi restano e la verità è come un’equorea creatura che si
cela tra i flutti. Tra i bagnanti si formano due schieramenti: gli astenuti e
gli impavidi. Agli antipodi si situano anche i risultati dei campioni di acqua
analizzati. L’Arpa Puglia (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione
dell’ambiente) istituita con la Legge
Regionale n. 6 del 22-01-’99 garantisce valori microbiologici
e chimico-fisici nella norma. Mentre Goletta Verde, campagna dell’associazione
ambientalista Legambiente, boccia per l’ennesima volta il tratto di Lungomare
giudicandolo inquinato, ma non fortemente. I criteri batteriologici riguardano
la presenza di enterococchi intestinali, coliformi fecali e streptococchi. Alla
spiaggia si fa indossare la «maglia nera». Un giorno magari vi si potrà issare
l’ambita «bandiera blu», riconoscimento conferito dall’87 alle località
costiere europee che soddisfano i requisiti di qualità relativi ad acque di
balneazione, servizio offerto e pulizia delle spiagge. È tutto attendibile? In
nome della tutela della salute della collettività, dichiarate il vero.
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