La più grande e giustificata ossessione dei giovani
riguarda il proprio futuro. Lo si deve edificare attraverso ponderate scelte e
bramate opportunità. La decisione di intraprendere un preciso corso di laurea
incide sul destino di ciascun giovane. Il desiderio di occupare un ruolo
sociale e di realizzarsi offusca anche le menti più lucide ed è così che spesso
appaiono chiare anche le più velleitarie delle vocazioni. Molti percorsi
universitari prevedono l’espletamento di test psico–attitudinali per consentire
l’iscrizione ai corsi di studio, ma quelle batterie di questionari sono
incentrate su domande di logica, attualità e cultura generale. Esse permettono
una selezione delle future matricole, ma non scovano alcuna attitudine.
Fin dalla notte dei tempi detrattori e favorevoli si
schierano nel dibattito sul numero chiuso. Ogni loro partita si conclude in
stallo. E la definizione di merito viene puntualmente travisata. Essere
meritevoli vuol dire impegnarsi ed applicarsi nello studio e nella vita. Un
quiz scritto non rivela il merito. E nemmeno il «bonus maturità» ne rappresenta
un indicatore poiché non sempre la valutazione degli insegnanti di scuola
superiore è attendibile. Si pensi a Dino Buzzati: in qualità di studente del
Liceo Parini la sua pagella è piena di otto, ma in italiano c’è un voto in
meno. Vinse il Premio Strega!
La diatriba sull’accesso a numero programmato genera
solo visioni miopiche, contratte e dal campo ristretto, occorre invece una
visione prospettica che metta a fuoco l’evoluzione del percorso di studi.
È necessario considerare il gran numero di studenti
vincitori del test e il loro iter accademico, solo nel corso del quale emergerà
la loro capacità di proseguire gli studi sostenendo degnamente ogni esame e
conseguendo il titolo entro i tempi stabiliti. In molti si smarriscono. Tanti
abbandonano. Alcuni diventano i «fuori corso» per eccellenza. Forse avevano
vinto la prova per un caso fortuito a discapito di chi era veramente «portato»
per una certa disciplina, ma non ebbe mai l’occasione di dimostrarlo poiché non
superò la selezione.
Tuttavia la rosa dei candidati in lizza per
frequentare un corso di laurea è molto ampia e in assenza di alternative il
test d’ingresso rimane l’unica chance, anche se discutibile.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”,
18 settembre 2013, p. 16.
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