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mercoledì 21 settembre 2016

Università, sul numero chiuso pesano ancora visioni miopi

La più grande e giustificata ossessione dei giovani riguarda il proprio futuro. Lo si deve edificare attraverso ponderate scelte e bramate opportunità. La decisione di intraprendere un preciso corso di laurea incide sul destino di ciascun giovane. Il desiderio di occupare un ruolo sociale e di realizzarsi offusca anche le menti più lucide ed è così che spesso appaiono chiare anche le più velleitarie delle vocazioni. Molti percorsi universitari prevedono l’espletamento di test psico–attitudinali per consentire l’iscrizione ai corsi di studio, ma quelle batterie di questionari sono incentrate su domande di logica, attualità e cultura generale. Esse permettono una selezione delle future matricole, ma non scovano alcuna attitudine.
Ateneo Università Bari numero chiuso Silvana Calabrese Blog
Fin dalla notte dei tempi detrattori e favorevoli si schierano nel dibattito sul numero chiuso. Ogni loro partita si conclude in stallo. E la definizione di merito viene puntualmente travisata. Essere meritevoli vuol dire impegnarsi ed applicarsi nello studio e nella vita. Un quiz scritto non rivela il merito. E nemmeno il «bonus maturità» ne rappresenta un indicatore poiché non sempre la valutazione degli insegnanti di scuola superiore è attendibile. Si pensi a Dino Buzzati: in qualità di studente del Liceo Parini la sua pagella è piena di otto, ma in italiano c’è un voto in meno. Vinse il Premio Strega!
La diatriba sull’accesso a numero programmato genera solo visioni miopiche, contratte e dal campo ristretto, occorre invece una visione prospettica che metta a fuoco l’evoluzione del percorso di studi.
È necessario considerare il gran numero di studenti vincitori del test e il loro iter accademico, solo nel corso del quale emergerà la loro capacità di proseguire gli studi sostenendo degnamente ogni esame e conseguendo il titolo entro i tempi stabiliti. In molti si smarriscono. Tanti abbandonano. Alcuni diventano i «fuori corso» per eccellenza. Forse avevano vinto la prova per un caso fortuito a discapito di chi era veramente «portato» per una certa disciplina, ma non ebbe mai l’occasione di dimostrarlo poiché non superò la selezione.
Tuttavia la rosa dei candidati in lizza per frequentare un corso di laurea è molto ampia e in assenza di alternative il test d’ingresso rimane l’unica chance, anche se discutibile.  
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 18 settembre 2013, p. 16.

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