Non
furbetti ma vittime della mancata trasparenza Asl
Rifocillano
casse Asl in perfetto stile Les Misérables
Give voice to
the voiceless, dare voce a chi non ne ha, è uno dei punti cardine del codice
etico del giornalismo americano.
Quando seguo
un Tg della Rai avverto le contrazioni che danno inizio al travaglio. Recente è
la notizia delle 200.000 missive recapitate a persone che avevano ottenuto l’esenzione
ticket dalle ASL di appartenenza e… sorpresa!
Dai controlli effettuati dalla
Sogei (che lavora a stretto contatto con l’Agenzia delle Entrate) sulle
autocertificazioni per reddito è emersa l’insussistenza del diritto
all’esenzione per le prestazioni ospedaliere. L’anno di riferimento è il 2011,
ma è chiaro che giungeranno altre letterine in stile sanguisuga. Il tornaconto
dell’erario è stimato intorno ai 20 milioni di euro. In superficie sembra una
frode perpetrata dai cittadini ai danni dello Stato, infatti il giornalista del
Tg3 li ha apostrofati come furbetti. Io ho investigato più in profondità.
Nelle
lettere che invitano al pagamento del ticket per il quale si credeva di essere
esenti, non si specifica la motivazione della perdita del diritto
all’esenzione. Il motivo? Sono prestampate, non offrono delucidazioni, ma
invitano al pagamento o a chiedere chiarimenti presso l’Ufficio Recupero Ticket
del Presidio Ospedaliero San Paolo, la zona più elegante ed esclusiva di Bari.
Ci sono andata e vi ho trovato gente che non aveva affatto l’aria di voler gabbare
lo Stato. La povertà era tangibile. Ho affiancato delle persone che proferivano
con i funzionari e i verdetti mi hanno gelato il sangue. Ciascuno dei presunti
esenti non aveva un particolare requisito di cui era ovviamente ignaro.
Nel San Paolo
i dipendenti avevano il regolamento delle esenzioni, senza esibirlo al
pubblico. Come fosse un Sacro Graal, non è mai stato presentato nemmeno dalle
Asl che rilasciavano le esenzioni.
Cito l’esempio
di una donna che aveva fatto richiesta di esenzione recando con sé attestazioni
Isee e stato occupazionale. Le dissero che non serviva dimostrare nulla, ma
solo autocertificare. E questa assenza di controlli immediati è riprovevole. La
donna è separata dal marito ma la sua causa è ancora in corso da 13 anni e
questo ai fini fiscali la rende ancora una consorte. Disoccupata e con reddito
scarso aveva ottenuto l’ingannevole esenzione per poi vedersela ritrattare solo
oggi. Dov’era la trasparenza quando serviva?
I siti di Inps e Ministero della
Salute contengono quel regolamento (di cui nelle Asl che rilasciano le
esenzioni sono ignari) e la signora non crede alle sue orecchie: il suo nucleo
fiscale (non quello anagrafico) è risultato superiore alla soglia di esenzione
poiché è effettivamente e non legalmente separata poiché la sua causa non si è
conclusa, dunque i suoi redditi includono quelli del marito che ancora la
dichiara a carico nel 730. Le donne separate sono frange deboli della società?
Tutto è relativo e manipolabile specialmente quando di mezzo ci sono le ridicole
lungaggini giudiziarie che rendono una separazione più longeva del matrimonio
stesso. Questi enti statali giocano a fare gli anti Robin Hood, rifocillano le
casse dello Stato con geniali strategie, ma non si prodigano affatto per creare
occasioni di lavoro. Ho fatto i miei compiti e sento di aver donato voce a chi
non ne ha. Esorto le Asl alla trasparenza assoluta e con un vascello di
arroganza dico al Tg3 di migliorare la qualità, l’esaustività e la completezza
dei propri servizi.
Da “La
Gazzetta del Mezzogiorno”, 17 luglio 2016, p. 22.
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