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mercoledì 24 settembre 2014

“Perché scrivi? Per chi scrivi?” di Domenico Rodolfo

     Perché scrivi? Per chi scrivi? Sono gli interrogativi che i più grandi scrittori si sono posti e che paiono desueti in un mercato editoriale in piena come quello odierno, orientato alla mercificazione dei testi come oggetti di massa e non scrigni del sapere.
 
     Anche Manzoni introduce “I promessi sposi” domandandosi se vi sarebbe stato chi si sobbarcasse alla fatica di leggere l’opera che egli scrisse con fatica.
     Ogni autore che con fare introspettivo ricerca il motivo profondo della scrittura, dà prova di umiltà intellettuale. Se poi si chiede per quali lettori si accinge a scrivere, dimostra altruismo. Lo scrivere, come il parlare, non è sempre necessario, dovrebbe anzi cedere il passo al leggere e all’ascoltare. Pur senza opprimere la linfa delle parole che costituiranno i capitoli del nuovo testo, ogni scrittore dovrebbe meditare sulla motivazione che lo ha portato ad inforcare la penna e dovrà poi prefigurarsi i futuri lettori. Solo in questo modo sarà in grado di rispettarli donando loro spunti, stimoli, nozioni e spesso il semplice ma prezioso conforto che cerchiamo nella lettura.
     Domenico Rodolfo pone l’imperitura questione che, se messa in pratica, potrebbe realizzare una selezione naturale nel campo di un’editoria sempre più autoreferenziale. Allo stesso tempo ci offre un omaggio, la possibilità di fare un giro del mondo alla scoperta della risposta che quattrocento scrittori danno alle domande: Perché scrivi? Per chi scrivi?
     Autore Domenico Rodolfo, Perché scrivi? Per chi scrivi?, Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2003, pp. 299.

1 commento:

  1. Non sapendo cosa scrivere e il motivo per cui farlo, ha scritto un libro in cui lo chiede agli altri

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