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venerdì 19 settembre 2014

“Grammatica dei segni” per una corretta lingua dei segni

     Chiunque abbia studiato la comunicazione, ne conosce gli aspetti fondamentali affinché essa possa attuarsi. Emittente, messaggio e destinatario possono comunicare attraverso un codice condiviso. E l’organo che permette il trasferimento delle informazioni è il canale. Quest’ultimo elemento condiziona la comunicazione. Può essere fisico o verbale (ottico, acustico, elettrico…).
     Il processo comunicativo ha dei differenti livelli di approfondimento:
     - il linguaggio (langage): è un insieme di processi cognitivi derivante da un’attività psichica determinata dalla vita sociale che regola l’apprendimento, l’acquisizione e l’utilizzo concreto di qualsiasi lingua;
     - la lingua (langue): è il prodotto sociale frutto di convenzioni utilizzate per comunicare. Si tratta di un sistema che articola significati; 
     - la parola (parole): è la concreta esecuzione linguistica. Ma non per tutti. Non per i sordomuti. Non per la comunità dei sordi, coloro i quali hanno perso uno dei sensi. Tuttavia non dovremmo considerarlo un difetto, bensì un varco aperto sulla possibilità di elaborare e diffondere una nuova lingua: la lingua italiana dei segni (LIS).
     La L.I.S. non è valida solo per gli addetti ai lavori, ma per tutti coloro i quali desiderino imparare questo nuovo codice che traghetta informazioni mediante un nuovo canale di tipo visivo-gestuale. Risalendo all’etimologia greca e latina, rinveniamo il senso più profondo di comunicazione ossia il partecipare ed il mettere in comune.
     Inoltre in un contesto sociale aperto e proteso verso nuove prospettive può rivelarsi utile o semplicemente interessante l’apprendimento della lingua dei segni che è una lingua a tutti gli effetti.
     Il testo permette di entrare in contatto non solo con una nuova lingua, ma anche con un intero sistema culturale svincolandosi dalla quotidianità di udenti.
     Ricordiamo che… il pioniere della lingua dei sordi è il linguista americano William Stokoe che negli anni ’60 pubblicò il primo dizionario.
     L’opera presenta in apertura i cenni storici sull’evoluzione delle osservazioni in merito alla condizione di sordità e dei modelli educativi adottati.

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